Come si sviluppa il percorso formativo?

 

È organizzato intorno ai tre nuclei portanti del sapere, del saper fare e del saper essere. L’esercizio della psicoterapia coinvolge tutte e tre le dimensioni che riguardano le conoscenze razionali (sapere), la competenza nel saper applicare le tecniche che devono produrre i cambiamenti psichici nei pazienti (saper fare) e la capacità di utilizzare le proprie risorse emozionali nella relazione con il paziente (saper essere).

 

Come vengono trasmesse le tecniche da utilizzare nella psicoterapia?

 

Attraverso l’esemplificazione costante di casi clinici. Comprendere come s’impiega una tecnica è sempre da rapportare alla specifica realtà di un paziente – sia esso adulto o di età evolutiva – allo stadio di sviluppo della relazione clinica e alle caratteristiche dello psicoterapeuta. Non va mai dimenticato che la Psicologia Individuale mette al centro l’uomo e non le tecniche, che non possono quindi essere oggettivate in protocolli standardizzati.

 

Quale importanza viene data al transfert e al controtransfert?

 

La relazione tra paziente e psicoterapeuta rappresenta una dimensione centrale in tutte le psicoterapie adleriane. Il percorso formativo degli allievi è un progressivo affinare la consapevolezza degli scambi emotivi che avvengono nelle sedute. Uno psicoterapeuta adeguatamente formato deve essere capace di vivere le emozioni profonde che il paziente trasferisce inconsapevolmente su di lui e, per contro, essere consapevole delle emozioni che lui suscita nel paziente.

 

Quale ruolo ha la teoria di riferimento nel percorso formativo?

 

La Psicologia Individuale è approfondita in tutti e quattro gli anni di corso, sia come teoria psicodinamica sia come fonte d’ispirazione della teoria della tecnica, insieme di indicazioni al “saper fare “ la psicoterapia. La Psicologia Individuale è anche studiata come matrice per comprendere la dinamica della psicopatologia.

 

Quali sono le prime tappe del percorso formativo?

 

La prima tappa riguarda l’apprendimento delle competenze per fare una diagnosi psicodinamica. è importante perché offre i primi elementi di conoscenza dello stile di vita di un paziente, nel suo articolarsi in parti consce e influenze inconsce. Nel percorso diagnostico con un paziente, gli allievi apprendono a raccoglierne la storia di vita, somministrare i test proiettivi e gestire la relazione che si sviluppa nei colloqui clinici.

Alla fine di ogni anno ci sono esami da sostenere?

 

Al termine di ogni anno è prevista una valutazione sulla qualità degli apprendimenti teorici e metodologici, e sulla crescita della sensibilità nella relazione psicoterapeutica. Questi momenti sono gli “Esami di fine anno”: l’allievo sostiene un colloquio con il collegio dei formatori sulle psicoterapie fatte con i pazienti.

 

Com’è organizzato il calendario delle attività?

 

Le attività iniziano a gennaio e terminano a dicembre, con la sospensione estiva nei mesi di luglio e agosto. Sono previsti undici seminari: tre moduli di quattro ore ciascuno, che si svolgono il venerdì pomeriggio (15 -19) e il successivo sabato (9:15 – 13 e 14 – 17:30). La frequenza è in genere a cadenza mensile, o, per particolari esigenze, ogni tre settimane. Il monte ore dei seminari è integrato da un seminario residenziale della durata di tre giorni, che prevede sei moduli di quattro ore.

 

Dove si può fare il tirocinio?

 

La Scuola è convenzionata con tutte le Aziende Sanitarie dell’Emilia Romagna e delle Regioni limitrofe. Inoltre, ha molte convenzioni con Case di Cura, Consultori e Cooperative dove si pratica la psicoterapia. È comunque sempre possibile avviare nuove convenzioni, che possono diventare sedi di tirocinio vicine ai luoghi di residenza degli allievi. Gli insegnamenti proposti nei Seminari sono approfonditi con lo studio personale, che porta a scrivere relazioni e tesine poi discusse con i colleghi del corso. Gli allievi compilano le cartelle cliniche dei pazienti seguiti in tirocinio, a documentazione del percorso diagnostico e psicoterapeutico: le cartelle contengono i resoconti dei colloqui clinici, i protocolli dei test, il progetto terapeutico, le riflessioni personali e i suggerimenti raccolti nelle supervisioni.

 

È previsto un monte ore di assenze?

 

Viene accettato un numero di assenze pari al venti% del totale delle ore previste dal calendario formativo. In caso di difficoltà a frequentare qualche seminario, la Scuola provvede alla registrazione dell’intero evento formativo, rendendo scaricabili le tracce audio in tempi ragionevolmente brevi.

È vero che se anche si frequenta la Scuola non è semplice trovare lavoro come psicoterapeuti?

 

La richiesta di psicoterapia non è diminuita, e ci sono spazi di lavoro. La questione che deve essere affrontata lungo tutto il percorso formativo riguarda lo sviluppo delle abilità di essere visibili e identificati, come psicoterapeuti seri e ben preparati, nel territorio dove si desidera operare. Il lavoro non manca a chi si mostra competente e capace di sviluppare relazioni con le varie realtà (associazioni, centri di volontariato, medici di base ecc.) da cui possono avvenire gli invii dei pazienti.

 

In quali ambiti può lavorare uno psicoterapeuta adleriano?

 

L’ambito di attività a cui la specializzazione orienta è certamente la psicoterapia. Esistono però anche altre attività interessanti, che la formazione della Scuola rende possibili prevedendo studi supplementari. La psicologia giuridica, per esempio, può essere un ambito di lavoro interessante perché le perizie sono, di fatto, attività diagnostiche. È anche possibile trovare spazi nella psicologia del lavoro, in quella scolastica, nei centri di aiuto per persone diversamente abili, che spesso richiedono sostegni terapeutici per i loro assistiti.

 

La Scuola può sostenere gli psicoterapeuti che hanno terminato il percorso quadriennale?

 

I rapporti che si sviluppano tra gli allievi, i formatori e i docenti sono improntati a spirito di collaborazione, che continua anche al termine del percorso istituzionale. Gli psicoterapeuti che lo desiderano possono essere aiutati dalla Scuola a sviluppare attività utili alla loro crescita professionale. Possono essere progetti di ricerca, di promozione della cultura psicologica, giornate di studio su temi specifici, sostegni nei rapporti con associazioni del territorio o quant’altro possa giovare allo sviluppo della professione.

 

Terminata la Scuola si può lavorare in modo autonomo?

 

Certamente, ma è bene avere in mente che la psicoterapia è una professione delicata e che il trattamento di ogni paziente porta specifiche difficoltà. È quindi importante avere un supervisore di riferimento con cui confrontarsi. La Scuola trasmette l’importanza della formazione permanente: al termine della formazione quadriennale, costituisce i gruppi di supervisione che possono incontrarsi a cadenza settimanale o quindicinale per la discussione sui casi clinici seguiti.

Ho letto che la Scuola ha un’apertura trans-culturale: che cosa vuol dire, nel concreto?

 

L’uomo è una realtà molto complessa, e nessuna teoria, per quanto dotata di una buona coerenza interna, può spiegare tutti i fenomeni psichici. Per essere dei buoni psicoterapeuti è necessario avere la mente aperta, capace di indagare; la conoscenza di teorie diverse arricchisce l’osservazione del funzionamento della mente. Bisogna ovviamente essere capaci di integrare con coerenza le diverse informazioni: per questo la Scuola propone studi comparati della Psicologia Individuale con altre teorie.

 

Non c’è il rischio di confusioni epistemologiche, accostando teorie diverse?

 

Certamente bisogna avere una buona conoscenza delle diverse epistemologie: gli adleriani sono in una posizione particolare, perché molte intuizioni di Adler, inserite nel corpus teorico della Psicologia Individuale, hanno fatto nascere, nei decenni successivi, nuove teorie. Un solo esempio tra i molti possibili: il concetto adleriano di “costellazione familiare”, ambiente psichico entro cui si sviluppano le relazioni che strutturano lo stile di vita personale, è la base della psicologia sistemica.

 

Perché appartiene alle teorie psicodinamiche?

 

Le psicologie dinamiche accolgono il concetto di “inconscio” e ne studiano l’influenza sul comportamento cosciente. La Psicologia Individuale apre lo sguardo al complesso intreccio degli orientamenti emotivi che si strutturano nei primi anni di vita, e che restano inaccessibili al ricordo cosciente. La teoria di Alfred Adler esplora le risonanze delle dinamiche inconsce nello stile di vita personale; la loro conoscenza permette di correggere le eventuali deviazioni patologiche, e di rinforzare le dimensioni costruttive della personalità.

 

Quale relazione c’è con la psicanalisi di Freud?

 

Adler collaborò con Freud nel primo decennio della sua produzione scientifica. Si allontanò dal movimento psicanalitico non condividendone l’impianto pulsionale, il determinismo e il focus esclusivo sull’intrapsichico. Anche negli anni della collaborazione con Freud, Adler era interessato a esplorare il modo in cui il Sé creativo si orienta nel mondo, alla ricerca della sicurezza e dell’auto-affermazione. Senza negare il determinismo, lo superò con l’ottica teleologica, e aprì l’intrapsichico alla dimensione relazionale.

 

Quali sono le caratteristiche essenziali del modello teorico della Scuola?

 

È vero che l’Università non dedica molta attenzione alla Psicologia Individuale, ma questo limite non è un problema. Per una mente allenata ai concetti teorici, risulta facile apprezzare il modello proposto da Adler: l’uomo è visto nella sua unità bio-psico-sociale, in costante interazione con l’ambiente; il suo Sé creativo è il centro dinamico che lo orienta nella vita, nella continua ricerca dell’equilibrio tra l’affermazione personale e il sentimento sociale.

Chi insegna nei seminari e chi conduce le supervisioni?

 

Docenti e supervisori sono tutti psicoterapeuti di provata esperienza, che esercitano la professione da più di un decennio. Possono essere liberi professionisti, docenti universitari, responsabili di consultori o di cooperative, psicoterapeuti che lavorano nelle case di cura o nei servizi psicologici delle Aziende Sanitarie.

 

Come si sviluppano i seminari?

 

Trattano il tema in programma in moduli di quattro ore, che possono occupare un’intera giornata (sabato) e un’eventuale mezza giornata (venerdì pomeriggio). I temi sono trattati con riferimento agli aspetti teorici, all’esposizione dei casi clinici e dei relativi percorsi di trattamento. Ogni seminario richiede poi un approfondimento personale, che gli allievi fanno seguendo la bibliografia proposta dal docente.

 

Come sono condotte le supervisioni?

 

Prevedono l’esposizione di un caso clinico, e del percorso diagnostico o terapeutico compiuto. Il caso è sempre presentato da un allievo che segue un paziente nelle attività di tirocinio. La supervisione prevede l’esame dello psicologismo del paziente, la conduzione delle sedute, le tecniche terapeutiche impiegate e i vissuti dello psicoterapeuta suscitati in lui dal paziente. Il gruppo che partecipa alla discussione e il supervisore aiutano a comprendere gli eventuali errori nel percorso compiuto.

 

Come si impara a fare la psicoterapia e a curare un paziente?

 

Nel corso del tirocinio gli allievi hanno l’opportunità di seguire i pazienti che sono loro affidati dal tutor della struttura. Nei primi due anni il focus dell’esperienza è la diagnosi psicodinamica: si apprende a gestire la relazione, a raccogliere la storia di vita, a somministrare i test, a redigere il profilo della personalità e a formulare il progetto terapeutico. Negli ultimi due anni gli allievi seguono due pazienti ogni anno, applicando le tecniche apprese e selezionate in base al progetto terapeutico. La regolare supervisione permette costanti riflessioni sul procedere delle psicoterapie.

 

Quali attività seguono gli allievi che frequentano la Scuola?

 

Gli allievi seguono i seminari, che sviluppano i concetti teorici, la teoria della tecnica e la psicopatologia. Inoltre hanno regolari incontri di supervisione di gruppo e, con il formatore di riferimento, individuale. Partecipano poi a un seminario residenziale della durata di tre giorni: in questo incontro viene sviluppato un tema psicopatologico, alla luce di un caso clinico. Gli allievi possono prendere parte anche a convegni organizzati da istituti o associazioni nazionali, siano esse adleriane o di altri orientamenti teorici; è facoltativa la partecipazione ai congressi internazionali di Psicologia Individuale.